LAVORARE QUANDO FA CALDO

LAVORARE QUANDO FA CALDO

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Le alte temperature di questi giorni ci inducono a riflettere sui danni causati dallo stress termico.

Il documentario "Troppo caldo per lavorare" affronta il tema dell'impatto del cambiamento climatico sul lavoro e mette in luce diversi casi che evidenziano i rischi per la salute dei lavoratori esposti a temperature molto elevate.

Due esempi:

  • migranti nei cantieri del Golfo Persico: in Qatar e Emirati Arabi Uniti sono presenti numerosi cantieri in cui migliaia di lavoratori migranti sono impiegati nelle costruzioni, esposti a temperature estreme che causano improvvisi collassi con conseguenze anche fatali
  • lavoratrici nella filiera tessile in India: le donne spesso lavorano in baraccopoli o fabbriche poco ventilate, senza alcun sistema di raffrescamento; ciò le espone a rischi per la salute come colpi di calore, disidratazione e danni permanenti agli organi interni.

Attraverso interviste a esperti, politici, membri di ONG e lavoratori, il documentario mette in evidenza l'importanza di ripensare i metodi di produzione e di avere una legislazione adeguata per la protezione dei lavoratori in relazione al clima.

Il documentario è disponibile su ARTE TV, fino al 23 dicembre.

Senza spingerci verso casi così estremi, anche alle nostre latitudini il caldo può avere conseguenze negative per la salute e la sicurezza dei lavoratori che svolgono le loro attività all’aperto. Dalla disidratazione ai colpi di calore, dagli svenimenti ai crampi e altri disturbi che possono comprometterne il benessere e la produttività. Ma anche effetti a lungo termine, come un incremento del rischio di contrarre il diabete (dagli studi ancora in corso pare che l’esposizione cronica e prolungata a sudorazione e disidratazione possa influire sul metabolismo del glucosio e sulla sensibilità all'insulina).

Per prevenire questi rischi, i datori di lavoro devono valutare il microclima degli ambienti di lavoro, sia indoor che outdoor, e adottare le opportune misure di prevenzione e protezione. Tra queste misure ci sono la rimozione o la riduzione delle fonti di calore, la riprogettazione degli ambienti, la diminuzione della durata dell’esposizione, la restrizione del numero di lavoratori esposti, la fornitura di dispositivi di protezione individuale adeguati, la sorveglianza sanitaria e la formazione e l’informazione dei lavoratori.

Non sottovalutiamo i rischi – proteggiamo chi si trova in prima linea ad affrontare il cambiamento climatico.